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Calcolo facile della sostenibilità in agricoltura

di Roberto La Pira

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28 settembre 2009

Tra un mese si potrà scaricare dal sito della Regione Lombardia un programma per calcolare la sostenibilità ambientale di un'azienda agricola utilizzando indicatori agro-ecologici. Il software è il risultato di un lavoro iniziato nel 2006, cofinanziato dalla Regione e coordinato dalla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano che ha coinvolto 110 agricoltori biologici lombardi, la provincia di Pavia, Agrimercati, società della Camera di Commercio di Milano, l'associazione La Buona Terra e Aiab. Il software attraverso una mezza dozzina di indicatori valuta rapidamente le modalità di utilizzazione delle risorse, il sistema di lavorazione, la logistica, il bilancio energetico, le unità lavorative e permette di decidere con buona approssimazione se l'azienda rientra nei parametri di qualità stabiliti dalla Ue per ricevere finanziamenti.

Il programma è realizzato in modo da premiare le realtà orientate al risparmio energetico, che praticano la rotazione delle culture e rispettano l'ambiente. «Il primo indicatore valuta la presenza di siepi e filari di alberi», spiega Stefano Bocchi del Dipartimento di produzione vegetale dell'Università di Milano. Negli anni 60 queste strisce di verde distribuite sul territorio erano considerate parte integrante del paesaggio. Gli studi condotti nell'area del Parco agricolo sud di Milano evidenziano che i 42 metri lineari a ettaro del primo dopoguerra sono diventati 13, mentre in Francia e Inghilterra il valore ottimale è quattro volte superiore. È vero che la presenza di poche siepi ottimizza la superficie coltivata eliminando le "barriere" inutili, ma ci sono anche diverse controindicazioni. La presenza di alberi e arbusti limita l'evaporazione dell'acqua, crea zone di biodiversità e corridoi ecologici dove si annidano specie utili di flora e fauna.

Un altro indicatore decisivo è la rotazione delle colture. La tendenza alla monocoltura di mais e riso in Lombardia è una scelta economicamente valida che però non salvaguardia il territorio. Il mais richiede elevate quantità di fertilizzanti (200/300 kg di azoto per ettaro) e di fosforo che in parte finiscono nella falda. La rotazione con erbaio di foraggere o l'alternanza con leguminose durante i mesi freddi permette di assorbire parte dei fertilizzanti che restano nel terreno, evitando l'inquinamento delle risorse idriche. Per questo motivo il bilancio tra fosforo e azoto aggiunto con i fertilizzanti e quello trasformato presente in cereali, leguminose, frutta o nei prodotti derivati è un altro parametro di giudizio. Così come la presenza di un sistema di irrigazione inadeguato basato su distribuzioni "a calendario" con quantità d'acqua eccessive distribuite in modo non uniforme. L'ultimo indicatore riguarda l'assorbimento di mano d'opera. Senza nulla togliere alla tecnologia e ai robot, gli esperti ritengono necessario offrire nuove occasioni di lavoro (anche qualificato) a chi vuole occuparsi di agricoltura.

robertolapira.nova100.ilsole24ore.com

28 settembre 2009
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